Bagels, a lovestory

Clara Francesca Canova
3 min readMar 21, 2021

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Tre anni fa ero tornata single, avevo appena firmato il mio primo vero contratto di lavoro, avevo tutta la primavera davanti. Ora i bagel sono presenza fissa nel mio frigorifero e, ormai, li preparo anche a mano. La mia vita gentrificata dai bagel.

La vita è un po' farsa e molta improvvisazione.

Quindi, stasera, andando a comprare la mia solita scorta di pretenziose verdure surgelate e bastoncini di pesce al negozio di surgelati borghesi (also known as 'Picard l’Estortore’) ho infilato nella borsa una confezione di bagel surgelati. Sì, bagel surgelati.

Io, che spendo fuori casa tra le 10 e le 14 ore in feriale e il corrispettivo in piumone durante il week-end.
Io, che sono l'evoluzione marcia del millennial, nel senso che ho nel frigo la roba scaduta dell'ultima spesa di fresco fatta a metà dicembre, che ho sostituito l'avocado con la cessione del quinto a JustEat e che sono 3 giorni che mangio in una mensa aziendale (teribbbbile) e mi sembra di stare in una clinica per la riabilitazione alimentare.

Stasera, davanti al banco dei prodotti da forno surgelati (se vi stupiscono i bagel, dovreste vedere i cheeseburger in versione fingerfood o gli arrosticini di totano) ho vissuto un delirio mistico che mischiava passato, aspirazione e acidi pesanti.

Ho immaginato il frigo liberato dal bacon scaduto il 17 gennaio e la ricotta comprata quella stessa settimana e l’ho visto pieno, sano, florido di philadelphia alle erbe, salmone scozzese, avocado, confit di peperoni e pachini biondi. Ho immaginato 25 gradi, il sole e le mie finestre non più orientate a nord-nord-ovest (sì, un secolo e mezzo fa le case per i poveri erano appositamente architettate perché essi potessero soffrire al meglio e godere appieno della tisi), mi sono vista con un kimono fresco e un vaso di fiori sul tavolo, massaggiare i bagel con il burro e adagiarvi lussuose fettine di pesce dalla carne grassa e rossa, intrattenendo conversazioni intellettual-pop mentre sotto al tavolo si gioca un lascivo set di 'piedino’.

Ovviamente mi vedevo roscia, con una chioma foltissima e nessun brufolo.
Era pure lunedì mattina e non c’era nessun tram da prendere.

Insomma, ho sbarellato e ho messo i bagel nel cesto della spesa, incurante del fatto che probabilmente rappresentino il corrispettivo finanziario dei famosi croissant di sansculottiana memoria. Ora sono in freezer, nel sicuro dell'atmosfera controllata sotto il punto di solidificazione dell'acqua.

Non ho alcuna illusione che usciranno mai da lì, o che mai parranno buoni come quelli con cui mi sputtanavo il budget 'spesa al discount' nei caffé di Göteborg, sono pur sempre panini surgelati.
Però attutiscono il colpo di considerarsi fortunati perché per cena ci stanno i rösti con la marmellata di lingon e i bastoncini senza marca. Così, ad ogni apertura del malefico sportello bianco, mi ricorderanno che esistono altri mondi e che non si può mai smettere di sognare di essere in un chick-flick di metà Naughties.

"...Honolulu Baby un giorno arriverò,
Lascerò tutto e verrò a prenderti..."

Photo by Hello I'm Nik 🪴 on Unsplash

Marzo 2018

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Clara Francesca Canova
Clara Francesca Canova

Written by Clara Francesca Canova

Political scientist turned business innovation geek. Here I write of tech, business, feminism, and life as I know it. IT & ENG

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